I liberi professionisti invecchiano, e la forbice reddituale, rispetto ai giovani, si allarga
sempre più. L’ultimo rapporto Adepp, l’Associazione che riunisce le Casse
di previdenza, certifica un fenomeno ormai consolidato da anni: dal 2005 a oggi,
i professionisti under 40 sono crollati dal 41 al 28,5% rispetto al totale, mentre gli
over 60 sono cresciuti dal 10 al 18%. Non solo. I giovani sotto i 40 anni guadagnano
un terzo rispetto ai colleghi over 50: fino a 30 anni il reddito medio è di 13.368,96
euro l’anno, tra i 30 e i 40 di 22.460,32. Da fame. Tra i liberi professionisti che se
la passano peggio sicuramente si collocano gli avvocati. Secondo gli ultimi dati di
Cassa forense, il reddito medio tra i 30 e i 35 anni è pari a 14.306 euro, tra i 35 e i
39 anni “sale” a 20.989 euro, e solo dopo i 45 anni supera i 30 mila euro. Insomma,
oggi fare il professionista, e in particolare l’avvocato, è un salto nel buio: tanti costi
all’accesso ripagati da un reddito insostenibile per buona parte della carriera. Come
invertire la rotta? Di certo, non si può che ripartire da una riforma dell’accesso e del
sistema universitario. Ma tutto tace. O meglio, la riforma scritta dal Consiglio nazionale
forense, che vieta i codici annotati all’esame di stato e istituisce la formazione
obbligatoria anche per i praticanti avvocati, è stata ri-congelata dall’attuale governo.
Tutto rinviato al 2020. E intanto? Nei piani del ministro della giustizia, a parole, c’è
una nuova riforma organica dell’accesso alla professione forense. Ma di fatto, dei
contenuti ancora non si sa nulla. Se la politica tace, le istituzioni di categoria non
sono da meno. Anzi. A fine dicembre scorso la Corte di cassazione ha gettato nel
caos le elezioni degli ordini forensi, stabilendo che sono vietate le candidature dei
consiglieri che superano i due mandati consecutivi. Una norma “anti-cristallizzazione”
e che dovrebbe favorire il rinnovamento già prevista nell’ordinamento forense
del 2012, ma che i Supremi Giudici hanno affermato essere valida anche per
le situazioni antecedenti all’entrata in vigore della legge. Della questione “giovani
professionisti”, insomma, attualmente non si sta occupando nessuno, aldilà delle
dichiarazioni di facciata. L’unica “oasi felice”, per gli avvocati, è rappresentata oggi
dai grandi studi d’affari, un’élite dove è ancora possibile bruciare le tappe e arrivare
al top della carriera in tempi brevi. Un percorso irto di ostacoli, è vero, dove è prevista
solo l’eccellenza, ma per i neolaureati in giurisprudenza con la vocazione per
la professione forense, è forse l’unica grande opportunità. In questo numero di Le
Fonti Legal abbiamo dato conto dei migliori giovani talenti che hanno fatto carriera
nei grandi studi d’affari, fotografando i meccanismi di crescita e gli step necessari
per accedere alla porta della partnership. Una speranza, nel buio.