No alla laurea abilitante. Sì allo svolgimento a distanza delle prove scritte.
Lo chiede l’Ordine degli avvocati di Milano, in una delibera rivolta al governo e al ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, per risolvere l’impasse che riguarda l’esame di stato per accedere alla professione di avvocato, in stand by “causa-Covid”.
O meglio, il ministero della giustizia, con provvedimento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 10 novembre scorso, ha rinviato le date delle prove scritte a data da destinarsi (saranno indicate il 18 dicembre prossimo in G.U.), prorogando la deadline per le domande al 12 febbraio 2021. Il problema è che la fine dell’emergenza non la conosce nessuno, per cui il rischio è che l’esame di abilitazione 2020 diventi per gli avvocati un terno al lotto non dal punto di vista della valutazione, ma da quello dell’effettivo svolgimento.
Da qui, la presa di posizione dell’Ordine degli avvocati di Milano, guidato da Vinicio Nardo, che invita ministro e governo ad adottare “ogni più opportuno provvedimento finalizzato a fissare nel più breve tempo possibile le date di svolgimento delle prove scritte dell’esame di abilitazione alla professione forense; adottare adeguate misure atte a garantire condizioni di sicurezza sanitaria; prevedere eventualmente idonee forme di svolgimento in modalità telematica, qualora l’evoluzione della situazione epidemiologica lo richiedesse; completare, in ogni caso, l’intera procedura d’esame entro il 2021”.
Allo stesso tempo, il Coa Milano sottolinea di non condividere l’ipotesi normativa di una laurea abilitante, che permetterebbe di accedere alla professione senza svolgere l’esame: “la delicatezza e la complessità dell’attività connessa alla tutela dei diritti dei cittadini, di rilievo costituzionale e considerata di pubblica necessità, ai sensi dell’art. 359 c.p., richiedono infatti un serio percorso professionalizzante, che valorizzi sia le competenze acquisite, sia la pratica effettiva dei futuri avvocati”.